Operabase Home

Profile reviews

8
Quel paninaro di Puccini

<<Bravissimo il direttore, Marco Alibrando, talento sicuro e infatti già in crescita a livello internazionale, che con poche prove e in una situazione logistica, diciamo così, complicata, riesce non solo a mandare tutti insieme ma anche a garantire un tasso elevato di puccinismo vero, cioè non sbrodoloso né sentimentale.>>

read more
16 April 2023www.lastampa.itAlberto Mattioli
Novara, Alibrando svela la profezia di Barbablù

Scommessa vinta grazie alla bacchetta di Marco Alibrando che dal podio restituisce intatte le atmosfere, i colori, le inquietudini del Castello grazie ad un minuzioso lavoro di concertazione. Il direttore siciliano, interprete di grande maturità e di spiccata e non comune sensibilità, scava nella partitura, la viviseziona e la ricompone per trovare, con i ventitré musicisti (che sono quelli dell’orchestra del Coccia) il suono ideale per raccontare (con poco) il mondo (sonoramente ridondante e sterminato) di Barbablù. Mondo nel quale Alibrando ci introduce con un suono nebbioso, che viene dal silenzio, sul quale si stagliano le parole del prologo, detto (da Giuditta Pascucci e Carolina Rapillo) in italiano e non nel più litanico, rituale, magico ungherese del libretto. Sette porte oltre le quali ci conduce Alibrando dando ad ogni scena, ad ogni scoperta di Judit un colore, un’atmosfera diversa: tagliente e metallica quella della camera delle torture, ipnotica quella della stanza dei gioielli, che diventa poi lussureggiante nel giardino, solenne nel descrivere il regno di Barbablù che, nell’intuizione registica di Deda Cristina Colonna, diventa la sala del teatro, illuminata a tutta luce. Ma poi arriva il sangue, che colora tutto. Arriva il brivido (letteralmente nella concertazione di Alibrando, lunare e siderale) del lago di lacrime. Arriva l’ultima porta. Quella delle tre mogli. Vive, nel racconto di Bartók e Balázs, immobili, cristallizzate in un’inquieta, candida eternità con i loro volti ricamati nell’arazzo che cala dall’alto, sudario funebre per Judith immobile sul trono/tomba.

read more
26 October 2021www.pierachilledolfini.itPierachille Dolfini

Past Production Reviews

7
Ami e Tami, Kovler
D: Marco IacomelliCostanza FilaroniMassimiliano Perticari
C: Marco Alibrando
World Premiere
Novara, Teatro Coccia – Ami e Tami

Tornare bambini grazie alla musica. Al Teatro Coccia di Novara è andata in scena con un bel successo una versione contemporanea della fiaba di Hänsel e Gretel. Ami e Tami, questo il titolo del lavoro del compositore americano Mátti Kovler, scritto vent’anni fa, quando il musicista ne aveva appena 17, e che continua a conservare una freschezza e una piacevolezza immutate. Si tratta di un lavoro che si muove a cavallo tra opera e musical, con una scrittura colta, ricca di melodia, di gradevole ascolto, che echeggia Gerswhin, Puccini, a volte lo Shostakovich delle Jazz suite. La nuova orchestrazione, commissionata dal teatro, ha trovato efficace restituzione nei bravi strumentisti del Dèdalo ensemble, storico gruppo bresciano dedito alla musica contemporanea, qui diretto con mano ferma, attenzione al canto e bel ritmo teatrale dal giovane e solido Marco Alibrando. Il lavoro, che alterna parti cantate a parti recitate, nasce facendo perno sull’alchimia di parole e suoni: a detta dell’autore, ha funzionato in inglese, ebraico e russo, ma funziona molto bene anche in italiano. Questo, grazie alla riscrittura creativa di Andrea Ascari, che mette nel testo opportuni riferimenti all’attualità e riesce a trovare immagini poetiche che trasmettono il significato e lo spirito dell’opera. Quest’ultimo, come in ogni fiaba che si rispetti, si risolve nell’appello a mantenere viva in noi la fantasia, a sognare, a emozionarci proprio come accadeva quando, bambini, ascoltavamo le favole dalla voce dei nostri genitori. Vivace e indovinata la regia di Marco Iacomelli, affiancato da Costanza Filaroni e Massimiliano Perticari; bellissimi i costumi di Francesca Sartorio e Flavia Ruggeri; simpatiche le coreografie di Ilaria Suss, suggestive le luci di Ivan Pastrovicchio. Bravissimi tutti gli interpreti, forgiati dalla Scuola del Teatro Musicale del Coccia, a cominciare dai protagonisti Ami (Enea Lorenzoni) e Tami (Marta Noé): brillanti nella recitazione, intonati e precisi nel canto. Così come gli adulti Giulia Diomede (Mamma/Strega), Stefano Colli (Papà/Orco), Leonardo Pesucci (Imf) e Silvana Isolani (Nonna). Impeccabile il coro di voci bianche del Coccia istruito da Paolo Beretta e Alberto Veggiotti. Applausi entusiasti soprattutto dal pubblico di bambini e ragazzi, letteralmente incantati dallo spettacolo.

read more
03 December 2019www.connessiallopera.itFabio Larovere
La Bohème, Puccini
D: Gianmaria Aliverta
C: Marco Alibrando
UNA BOHÈME DI PERIFERIA CHE RISCALDA L’ANIMA, IN CUI “HA PRESO STANZA LA SPERANZA”

apprezzabile anche il Colline di Yuri Guerra, mai secondario durante la recita e commovente nell’abbandona della vecchia zimarra, cantato con trasporto e bella voce; il resto del folto cast completava con onore la bella rappresentazione.

read more
18 April 2023www.facebook.comMattia Marino MERLO
Quel paninaro di Puccini

<<Bravissimo il direttore, Marco Alibrando, talento sicuro e infatti già in crescita a livello internazionale, che con poche prove e in una situazione logistica, diciamo così, complicata, riesce non solo a mandare tutti insieme ma anche a garantire un tasso elevato di puccinismo vero, cioè non sbrodoloso né sentimentale.>>

read more
16 April 2023www.lastampa.itAlberto Mattioli
A kékszakállú herceg vára, Bartók
D: Deda Cristina Colonna
C: Marco Alibrando
Novara, Alibrando svela la profezia di Barbablù

Scommessa vinta grazie alla bacchetta di Marco Alibrando che dal podio restituisce intatte le atmosfere, i colori, le inquietudini del Castello grazie ad un minuzioso lavoro di concertazione. Il direttore siciliano, interprete di grande maturità e di spiccata e non comune sensibilità, scava nella partitura, la viviseziona e la ricompone per trovare, con i ventitré musicisti (che sono quelli dell’orchestra del Coccia) il suono ideale per raccontare (con poco) il mondo (sonoramente ridondante e sterminato) di Barbablù. Mondo nel quale Alibrando ci introduce con un suono nebbioso, che viene dal silenzio, sul quale si stagliano le parole del prologo, detto (da Giuditta Pascucci e Carolina Rapillo) in italiano e non nel più litanico, rituale, magico ungherese del libretto. Sette porte oltre le quali ci conduce Alibrando dando ad ogni scena, ad ogni scoperta di Judit un colore, un’atmosfera diversa: tagliente e metallica quella della camera delle torture, ipnotica quella della stanza dei gioielli, che diventa poi lussureggiante nel giardino, solenne nel descrivere il regno di Barbablù che, nell’intuizione registica di Deda Cristina Colonna, diventa la sala del teatro, illuminata a tutta luce. Ma poi arriva il sangue, che colora tutto. Arriva il brivido (letteralmente nella concertazione di Alibrando, lunare e siderale) del lago di lacrime. Arriva l’ultima porta. Quella delle tre mogli. Vive, nel racconto di Bartók e Balázs, immobili, cristallizzate in un’inquieta, candida eternità con i loro volti ricamati nell’arazzo che cala dall’alto, sudario funebre per Judith immobile sul trono/tomba.

read more
26 October 2021www.pierachilledolfini.itPierachille Dolfini
L'italiana in Algeri, Rossini
D: Gianmaria Aliverta
C: Marco Alibrando
Milano - Spazio Teatro 89: L'italiana In Algeri

In Evidenza Anche La Simpatica Zulma Di Marta Di Stefano, Dal Timbro Molto Gradevole E Dalle Risorse Sceniche E Comunicative Degne Di Nota.

read more
L'Italiana in Algeri - Mustafà

Debo comenzar la parte vocal no con “la italiana” del título, sino con Mustafà, un personaje que cuando está bien construido y bien cantado se roba la función. Tal fue el caso del bajo-barítono Lorenzo Barbieri, quien —con una voz ágil y flexible para la coloratura, registro central potente y armónico, y vestido con un traje rojo eléctrico, peluca rubia contrastante con su barba negra, aunado a su vis cómica y buena condición física— interpretó un Bey en extremo divertido que se llevó los aplausos de la noche.

read more
24 February 2020Bernardo Gaitán

Trusted and used by