Il programma, dedicato al genio di Beethoven, indaga tre composizioni certamente “epiche” dei primi anni del 1800. Apre il Concerto n°3 per pianoforte e orchestra in Do minore op.37 (1800-1802) in tre movimenti: Allegro con brio, Largo e Rondò Allegro. Se nell’Allegro iniziale Beethoven scolpisce un motivo incisivo, nel Largo ci trasporta a una tonalità lontana (Mi maggiore) e a un’atmosfera serena e suadente per terminare con un Rondò spensierato e umoristico caratterizzato da un ritmico dialogo tra il pianoforte e l’orchestra.
Seguono due ouverture dai riferimenti classici e mitologici. L’Ouverture del Coriolano op.62 (1807) era stata inizialmente composta come intermezzo alla tragedia omonima di Heinrich Joseph von Collin, e diventata in seguito una pagina a sé stante. Fosca, tragica e intensa ben dipinge la drammaticità dell’eroe romano Coriolano, morto suicida. La vicenda, narrata da Plutarco nelle Vite parallele, narra del patrizio romano Gneo Marzio, detto Coriolano, esiliato da Roma dopo il tentativo fallito di farsi nominare console. Desideroso di vendetta si era rifugiato dal re dei Volsci per guidarne l’esercito contro Roma. Giunto alle porte della città, l’incontro con la madre e la moglie lo richiamarono però all’amor patrio. Certamente, nella storia del Coriolano, Beethoven ha potuto ritrovare elementi ideali che gli erano cari come il contrasto fra i sentimenti dell’uomo, il suo senso etico e morale e il confronto con la classicità.
Creature di Prometeo op.43 (1800-1801) è l’unico balletto composto da Beethoven per il Teatro imperiale di Vienna con la coreografia di Salvatore Viganò. L’argomento riprende la favola di Prometeo, eroe greco che aiutò l’umanità a uscire dall’ignoranza attraverso le scienze e le arti. Del balletto, diviso in sedici quadri, rimane solo la musica e la trama poiché il libretto è andato perduto. L’orchestra ne eseguirà l’Ouverture.
