Come sempre si rivelano ottimi i comprimari, dall’Hanezò ben timbrato e curato di Francesco Samuele Venuti all’incisivo Federico di Dave Monaco, con una particolare nota a Caterina Meldolesi nel ruolo della sua omonima, sia per le sempre assai apprezzabili doti vocali che per quelle sceniche.
I comprimari sono sostanzialmente di ottimo livello, a partire dalle due donne: la disinvolta Flora Bervoix di Caterina Piva e la sicura Annina di Caterina Meldolesi.
Molto curati i ruoli di fianco, che hanno una forte rilevanza drammaturgica e musicale: tra gli altri, il Principe Alexis del tenore Giorgio Misseri, che mantiene Stephana e viene mortalmente ferito da Vassili, motivo poi della condanna ai lavori forzati in Siberia, il mezzosoprano Caterina Piva, la governante Nikona madrina di Vassili che tenta invano di interporsi tra lui e Stephana e, nel cameo del secondo atto il promettente soprano Caterina Meldolesi, la fanciulla in cerca del padre.
davvero eccellenti i comprimari fra i quali bisogna citare almeno i due meno comprimari degli altri, Giorgio Misseri che fa Alexis e Caterina Piva che fa Nikona, la cameriera di Stephana, più Caterina Meldolesi che ha lasciato un’ottima impressione nella scena della Fanciulla del terzo atto, un bozzetto patetico cui evidentemente Giordano non riusciva a rinunciare, quasi un pendant della micidiale sceneggiata della vecchia Madelon dello Chénier.
La direzione musicale è affidata al giovane direttore d’orchestra Luca Ballabio, alla testa di un’ottima Orchestra Rossini di Pesaro, che mostra di padroneggiare la difficile partitura rossiniana con sonorità piene, omogeneità tra i settori e ricchezze dinamiche. Luca Ballabio è un talento direttoriale e lo dimostra non solo per la padronanza nella coordinazione della complessità del tutto ma anche per una sua lettura profonda della partitura che si declina in una ricchezza polisemica del fraseggio, delle dinamiche e delle agogiche; inoltre il giovane direttore possiede il senso e la tenuta logica dello stacco dei tempi sempre in linea con una lettura rossiniana che valorizza al contempo un côté meditativo e un altro più dionisiaco senza perdere la centralità del rapporto con la scena. Con queste premesse ci sono tutte le carte in regola per entrare nel novero dei talentuosi giovani direttori d’orchestra, nella speranza che possa affrontare presto altri titoli di Rossini.
l’Ernesto à dire vrai quasiment idéal de Maxim Mironov. On note d’abord l’aspect juvénile adéquat pour le personnage, mais on ne cessera d’être émerveillé par le raffinement musical du chanteur, qui module jusqu’aux nuances les plus infimes et témoigne ainsi d’une maîtrise vocale telle qu’on en reste comblé. Cet art de la ciselure est-il perceptible loin de la scène ? Où nous étions il nous a comblé.