Organization

Chanteur

Soprano

Carmela Remigio

Antonina

Mezzo-soprano

Annalisa Stroppa

Irene

Baryton

Roberto Frontali

Belisario

Basse

Simon Lim

Giustiniano

Ténor

Celso Albelo

Alamiro

Anaïs Mejías

Eudora

Klodjan Kaçani

Eutropio

Direction d'orchestre

Riccardo Frizza

Direction de choeur

Fabio Tartari

Stefano Gentili

Eusebio

Fondazione Teatro Donizetti

Others

Coro Donizetti Opera

Orchestra

Orchestra Donizetti Opera

Piermarco Viñas Mazzoleni

Un centurione

Matteo Castrignano

Ottario

After his first experience in Paris, the opera Belisario  (1836) marks Donizetti to Venice, giving him the opportunity "to see the city again, where I started my musical career either better or badly", as he himself observed.

A friend who had not seen him since the time of Peter the Great (for 16 years, therefore) found him "beautiful and robust perhaps more than then". He had not become such only in build. From the time of his first experiences, carried out in the comic genre and under the influence of Rossini, he had acquired his own style, in step with the new times and therefore especially in the serious field: indeed, in dramas with strong colors, romantic or classical that were the scripted matter. And «lyrical tragedy» is Belisario , on a much appreciated libretto by Salvadore Cammarano, full of passions and situations that have roots in the great classical heritage, echoing the troubles of Oedipus and the dark family events of the Atrides.

The part of the protagonist was particularly striking, as one reviewer wrote: "very interesting for the public, moving and full of expression and sentiment", the parable of a hero who falls from triumph to ruin without losing that greatness of soul that will lead him to the final, tragic redemption.

Belisario Donizetti

Public

Bélisaire

Valide

Dopo la prima esperienza a Parigi, l’opera Belisario (1836) segna il ritorno di Donizetti a Venezia, dandogli occasione «di rivedere la città, dove o bene, o male incominciai la musicale carriera», come osservò lui stesso.

Un amico che non lo vedeva dai tempi di Pietro il Grande (da 16 anni, quindi) lo trovò «bello e robusto forse più di allora». Non era diventato tale solo di corporatura. Dall’epoca di quelle sue prime esperienze, compiute nel genere comico e sotto l’influsso rossiniano, aveva acquisito un suo stile, al passo coi tempi nuovi e dunque specie in ambito serio: anzi, in drammi a forti tinte, romantica o classica che fosse la materia sceneggiata. E «tragedia lirica» è Belisario, su un libretto molto apprezzato di Salvadore Cammarano, denso di passioni e situazioni che hanno radici nel grande patrimonio classico, riecheggiando le traversie di Edipo e le cupe vicende famigliari degli Atridi.

A colpire fu, in modo particolare, proprio la parte del protagonista, come scrisse un recensore: «interessantissima per il pubblico, commovente e di tutta espressione e sentimento», parabola di un eroe che precipita dal trionfo alla rovina senza smarrire quella grandezza d’animo che lo porterà al finale, tragico riscatto.

italiano

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