Degno di nota, se mai ce ne fosse bisogno, è il Bartolo di Carlo Lepore, interprete dotato di spirito teatrale ed attoriale unito a profondità di indagine del personaggio e grande intelligenza musicale; invidiabile la sua mimica facciale ed il suo sguardo eloquente più di mille parole, come del resto è esemplare il suo sillabato rossiniano.
Un programma tutto baritonale non nasconde la natura tenorile di Placido Domingo, ma la sua generosità, il suo carisma, la personalità e la statura artistica ne fanno comunque l'elemento catalizzatore di una serata "condannata" al successo, in cui brilla anche una splendida Anna Pirozzi e si apprezza il tenore Arturo Chacón-Cruz.
Passione, karate, Verdi e Puccini. Possono questi quattro elementi andare d’accordo? Sì, se parliamo di Amarilli Nizza, milanese – come la seconda (vera) patria del Maestro di Bussetto – e di lago, quello di Bracciano, dalla sponda di Anguillara, dove la soprano è di casa. Il lago le ricorda per caso Puccini, signora Nizza? E lei, donna bella da glamour, risponde candidamente: “Amo la natura, e poi qui sono a mezz’ora di macchia dall’aeroporto di Fiumicino; Puccini? Ad agosto, il 4, sarò per la prima volta Liù nella Turandot in programma all’Arena”. I cantanti, si sa, sono sempre in giro per il mondo, ma prima o poi ritornano, “nel centro del mondo”: Amarilli Nizza sarà Aida all’Arena il prossimo 19 agosto e anche nel 2013, in occasione del centenario. “All’Arena di Verona, ho debuttato nel 2005 con l’Aida, ma già quattro anni prima, ad Atene, avevo interpretato, giovanissima, l’Aida, sostituendo Daniela Dessì”, ricorda la cantante, in questi giorni ad Arezzo per un concorso ippico. “Mio figlio Filippo pratica l’equitazione, una passione di famiglia”, ereditata dalla mamma, già cintura nera di karate (ecco il secondo elemento) e oggi “sportivissima da riposo assoluto” prima di un debutto.
Eccellenti nel quintetto come anche negli altri interventi gli artisti impegnati nelle parti di fianco, fondamentali nell’economia complessiva di quest’opera: Cristin Arsenova (Frasquita), Sofia Koberidze (Mercédès), Jan Antem (Dancairo), Didier Pieri (Remendado).
Completano il cast le corrette Frasquita e Mercédès interpretate rispettivamente da Cristin Arsenova e Sofia Koberidze che, insieme allo spigliato Remendado di Didier Pieri e al Dancairo dal buon fraseggio di Jan Antem, ci regalano una ottima miscela vocale nel quintetto del secondo atto.
Leonardo Ferrando’s opening serenade “Ecco ridente in cielo”immediately revealed an excellent use of sustained breath control, easy emission and agility, particularly evident in a bright and ringing high register and a smooth and graceful lyrical line
Pienamente in sintonia con la concezione dello spettacolo di Zeffirelli è la Micaela di Karen Gardeazabal, che tratteggia la consueta ragazza fresca di sacrestia, dolce e devota: l’emissione corretta, il timbro piacevole e l’espressione sono senz’altro funzionali al soffuso lirismo del personaggio.
Il soprano Maria Teresa Leva veste per la prima volta il vestitino blu di Micaela e porta in scena tutta la dolcezza del personaggio con una voce sicura, limpida, melodiosa e ben proiettata. In perfetta sintonia nel duetto con Don Josè del primo atto, regala poi una buona performance nell’aria “Je dis que rien ne m’épouvant…” ricca di sfumature e conclusa con un diafano pianissimo.
Il soprano Karen Gardeazabal, impegnata quale Micaela, si mostra dotata di una buona tecnica e di una timbrica interessante, anche se resta ancora lontana da un più marcato approfondimento del personaggio che resta piatto e privo di una più teatrale caratterizzazione.
Semplicemente meravigliosa la Liù di Maria Teresa Leva, altra interprete che conosciamo ed apprezziamo per averla udita in altre produzioni. Si conferma Artista raffinata e dalla voce dolcissima perfettamente in linea col personaggio: la sua Liù è remissiva con l’amato Calaf ma coraggiosa contro il periglio e tale duttilità offre il suo strumento vocale: solido quando serve e sottilissimo fino al limite dell’udibilità nei meravigliosi filati acuti e precisi che incorniciano una interpretazione veramente gradita.
Maria Teresa Leva delinea una Liù intima e intensa grazie alla duttilità dell’emissione, al fraseggio accurato e alla linea di canto sfumata, impreziosita da un uso generoso di piani e pianissimi.
Anche la quinta e ultima recita di Turandot si avvia verso il tutto esaurito. La fiaba musicale per eccellenza, con la ricca tavolozza orchestrale di Puccini, rivive all’Arena di Verona con immagini da sogno e un cast di prestigio: a cominciare dalla protagonista Elena Pankratova, soprano russo che debutta in Anfiteatro come principessa di gelo dopo i consensi raccolti in tutto il mondo nel repertorio drammatico, da Wagner a Bayreuth allo Strauss di Vienna, Berlino, Londra.