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Hofmusik zwischen den Zeiten

Zweibrücken- Birkenfeld mit der badischen Prinzessin Karoline), die sich sehr um Originalität bemüht, aber ihre musikwissenschaftlich erfolgte Exhumierung wohl besser nicht erlebt hätte. Heißt, das in Zusammenarbeit von Landesstiftung Villa Musica Rheinland-Pfalz, der Forschungsstelle Südwestdeutsche Hofmusik und dem Mainzer Studienkolleg „Barock vokal“ organisatorisch und wissenschaftlich sauber abgesicherte Konzert konnte nicht wirklich für jene zwischen Hofkunst und Aufbruch fokussierte Epochenwende sensibilisieren. Rühmenswert: Zwei Sopran-Arien aus Niccolò Jommelis „Didone abbandonata“ (mit eindrucksvollem Engagement gesungen von Mayan Goldenfeld) und eine Es-Dur-Sinfonie von Anton Fils, der als Cellist in die Mannheimer Hofkapelle aufgenommen wurde und 1760 mit 26 Jahren starb. Was er der Musikwelt noch hätte geben können, sein früher Tod hat es vereitelt.

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07 mai 2017www.rheinpfalz.deRHEINPFALZ Redaktion
La luce negli occhi di chi guarda

Il successo di uno spettacolo lo giudichi da più fattori. Gli applausi, certo. E ieri sera di applausi ce ne sono stati tantissimi: dopo un’aria o un duetto particolarmente apprezzati (praticamente tutti); alla fine degli spezzoni in cui era stata divisa l’opera per permettere di cambiare le scene e, insieme, per permettere alla regista di presentare quello che sarebbe seguito; e poi, alla fine, con ripetute chiamate agli interpreti, ai musicisti, al direttore, alla regista. Insomma, a giudicare dagli applausi, era stato un grande, grandissimo successo. Ma per me c’è anche un altro criterio che conta molto: i volti degli spettatori, la luce che brilla nei loro occhi. E ieri sera, se fosse andata via all’improvviso la luce, nessuno se ne sarebbe accorto, tanta era la gioia che brillava negli occhi di tutti. Lunga introduzione, quella di cui sopra, per parlare rapidamente de L’infedeltà delusa, l’opera di Franz Joseph Haydn con cui la Summer’s Academy de La Petite Bande ha chiuso i battenti a Collevecchio, nel convento di S. Andrea. Grande scelta quella di Sigiswald e Marie Kujken. Questa piccola opera buffa, “Burletta per musica” viene definita nel frontespizio del libretto, è stata scritta dal grande compositore austriaco nel 1773 a Estheràza per il compleanno della principessa madre ed è piccola solo di nome. La trama è quella classica dell’opera buffa, con tanto di travestimenti, inganni e agnizioni, ma la musica bella e scintillante la porta (e ci porta) a un livello superiore. L’interpretazione di Sigiswald Kuijken è stata come sempre trascinante e i giovani cantanti, guidati con mano sicura dalla figlia Marie, pianista, soprano e docente di gestualità barocca, sono stati tutti più che all’altezza, con belle voci e ottimo piglio interpretativo: su tutti colei che incarnava il personaggio di Vespina. Il ruolo era indubbiamente quello più in vista, una vera e propria “mattatrice” con ben quattro travestimenti (in pratica quattro caratterizzazioni, un vero tour de force) ma lei, Mayan Goldenfeld, è stata pressocché perfetta, sia dal punto di vista vocale che da quello della recitazione, riscuotendo alla fine una meritata ovazione.

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18 août 2019enricogalantini.netenrico galanti