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La Traviata, Verdi
D: Alessandro Pasini
C: Sirio ScacchettiGiacomo Mutigli
Poulenc e Verdi tra ghosting e Onlyfans: così l’opera lirica racconta i nostri amori disperati (e di più se in scena compare un cellulare)

Da una parte Elle, incatenata al cavo del telefono, per metafora e anche non, che cerca la libertà da una relazione ormai avvelenata, distrutta dalla nevrosi – come una mosca che batte la testa sul vetro della finestra. E dall’altra Violetta, che si dimena invano all’interno della nassa in cui è prigioniera suo malgrado, quella dell’unico lavoro che le dà da sopravvivere (il mestiere della traviata, per l’appunto) e delle convenzioni sociali che per chi si ritrova a fare quella vita non prevede mai riscatto né ai tempi di Dumas e di Verdi né ai giorni nostri, se non in Pretty Woman. L’ultima produzione di VoceallOpera – associazione milanese che si è data la missione di portare la lirica in periferia e a basso prezzo – è un dittico dall’alto coefficiente di ambizione e quindi di coraggio: La voix humaine, composta da Francis Poulenc su libretto di Jean Cocteau, messa in scena per la prima volta nel 1959; e La traviata, di Giuseppe Verdi (libretto di Francesco Maria Piave) la cui prima fu nel ’53 ma dell’Ottocento. Due opere divise non solo dai cent’anni che separano le due Prime, ma da forme e sostanze musicali, socioculturali e perfino iconografiche che portano in dote. Eppure due mondi che apparentemente non hanno niente da dirsi finiscono per avere una lingua comune nelle due recite allo SpazioTeatro 89 di Milano. Anche grazie alla regia di Alessandro Pasini, trentenne bresciano al suo debutto grazie alla vittoria al Concorso Aliverta del 2022, che risalta l’incredibile capacità di questi due capolavori di parlare – dal passato in cui sono state inventate – del tempo che stiamo vivendo.

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17 szeptember 2023www.ilfattoquotidiano.itDiego Pretini
Allo SpazioTeatro89 si lavora, e bene, per il futuro dell’opera

Termina l’estate, si affacciano le prime sensazioni d’autunno, e si ritorna allo SpazioTeatro89, nella vasta periferia milanese, per un inusuale dittico: La voix humaine di Poulenc, cui segue una riduzione, sia drammaturgica che musicale, della Traviata verdiana. Abbinamento azzardato, non lo si può negare, ma che tuttavia funziona nelle intenzioni fondanti di presentarci nuove voci, direttori e registi, in un progetto coerente, specialmente da un punto di vista strutturale e organizzativo: non sono pochi gli artisti coinvolti, e il susseguirsi di due opere come queste permette di riflettere su questioni sempre diverse del mondo teatrale. Con La voix humaine il dilemma centrale si pone nella resa spaziale e vocale di una donna sola col proprio telefono, che non fa altro che parlare, soffrire e accrescere la propria ansia per quaranta minuti, permettendoci di comprendere chiaramente che dall’altra parte un immaginato fidanzato stia pian piano diventando un “ex”. Alessandro Pasini, giovanissimo regista, vincitore del Concorso lirico internazionale Giancarlo Aliverta, non si spaventa, e fa compiere al soprano Brigitte Keusch delle assillanti circonvoluzioni attorno ad una struttura cui alcune foto sono legate – tracce di un passato del quale la protagonista reciderà i fili concreti con un taglierino, gettando a terra una dopo l’altra le memorie visive di un amore -. I movimenti, ossessivi e tipici di uno stato angoscioso crescente, sono banali, ma nel senso etimologico più stretto, perché appartengono a tutti, perché tutti noi li compiamo se parliamo al telefono, in piedi, magari all’aperto, e la pressione psicofisica sale drasticamente. Il vero punto di svolta si ha quando la scena recitata interseca la realtà e quel che si vede ci pare vero: in un contesto dove l’esiguità di mezzi è evidente (e quasi provocatoriamente decisiva) cogliere nel movimento, nell’espressione del volto, queste sensazioni comuni, rende il banale qualcosa di potente. Il merito, ovviamente, è da ricercarsi anche nella giovane cantante, profondamente coinvolta, che si esprime in un francese musicalissimo, con un impasto timbrico ricco, e una vocalità educata e ben amministrata nell’abbondanza di mezzi. La forza comunicativa, che sprigiona nella nuda interazione con uno smartphone, ha il fascino della contemporaneità che non si può ignorare. E dallo smartphone, che in Traviata non “ascolta” ma riprende, passa anche la vita di una Violetta giovanissima, “dissoluta” e ricca per il costante impegno nell’accontentare ipotetici abbonati al suo OnlyFans, richiedenti sempre più foto e video hard per soddisfare la propria sessualità (loro pagano, la bella ragazza di turno esaudisce i desideri). Chi scrive ha trovato l’idea di cocente attualità, e non osa immaginare come deflagrerebbe in un “teatrone” blasonato. Su questa linea, Alfredo è un fotografo in erba che immortala la sensualità di Violetta, se ne innamora, e però deve fare i conti con un padre bigotto, del “partito della famiglia”, per il quale la ragazza del figlio, dio ce ne scampi, non può essere un’attrice porno. Il meccanismo funziona paurosamente e, come detto da Alberto Mattioli poco prima dello spettacolo, in occasione della presentazione del suo ultimo libro, questo l’opera deve fare, parlare col nostro linguaggio, cortocircuitare l’attualità e fare della puttana traviata una “puttana” agli occhi della nostra società (moltissimi ritengono, oggi, che chi vende la propria nudità e sessualità non sia degno di rispetto e amore). Francesca Manzo, dopo la Mimi della scorsa stagione, mi si è rivelata ancora di più: le qualità vocali già apprezzate, ed ampiamente riconfermate, unite alle proprietà recitative, mi hanno convinto che sia pronta per fare il cosiddetto “salto” ed essere ascoltata anche altrove. Haruo Kawakami è un acerbo Alfredo, eppure la gradevolezza del timbro e la freschezza vocale compensano una spigliatezza tecnica e scenica che deve essere ancora raggiunta. Molto più espressivo, quasi inquietante nella sua implacabile patria potestà, il sonoro e vigoroso Giorgio di Alfonso Michele Ciulla. La presenza di un organico orchestrale ridottissimo, praticamente da camera (forse anche da “cameretta”) ha forzatamente portato l’ascoltatore a cogliere ogni imperfezione, passata in secondo piano rispetto alla qualità complessiva degli esecutori, anche alla luce di certi interventi solistici di pregio. Un plauso, infine, ai due direttori: Sirio Scacchetti, drammatico e puntuale nella Voce Umana, e Giacomo Mutigli, preciso e vibrante nella Traviata, entrambi riadattatori musicali delle due opere, e quindi doppiamente artisti.

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18 szeptember 2023iltrilloparlante.wordpress.comMattia Marino Merlo
La Traviata, Verdi
D: Gianmaria Aliverta
C: Margherita Colombo
Traviata Teatro Filodrammatici Milano

Federica Vitali (Violetta) e Oreste Cosimo (Alfredo) sono stati giustamente applauditi con enfasi.. La voce di Federica ha un'estensione straordinaria e ne dà prova in ogni occasione, ma l'apice l'ha sicuramente raggiunto, infatti, nella scena finale svolta in ospedale, in prossimità di abbracciare la morte, tanto da sentire "Brava! Brava!" prima che l'atto terminasse.

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milanotopnews
Traviata Teatro Filodrammatici Milano

Rispetto ai cantanti, molto interessante la giovane Federica Vitali (Violetta Valery). Un’interpretazione intensa e partecipata la sua, mai esagerata. Ha ben reso lo spessore drammatico del personaggio, cavandosela bene nell’impervio ruolo di una delle donne musicalmente più complesse del repertorio verdiano.

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Annunziato Gentiluomo
La Traviata, Verdi
D: Gianmaria Aliverta
C: Margherita Colombo
Milano - Teatro dei Filodrammatici: La Traviata

Posto il fatto che comunque Gianmaria Aliverta dà il meglio di sè se si può esprimere libero da schemi dettati dalla tradizione, anche “la Traviata” andata in scena il 17 Aprile u.s. al Teatro Filodrammatici di Milano è stato uno spettacolo godibilissimo e di buon gusto. Nell'angusto spazio fornito dal palcoscenico dei Filodrammatici, la facevano da padrone i bellissimi costumi settecenteschi artigianali ideati e materialmente realizzati dal bravissimo Simone Martini che con soli 500 euro ha fatto, a mio avviso, miracoli. Per i cortigiani, trucco e costumi in bianco e nero tra i quali spiccavano i sontuosi e coloratissimi vestiti dei protagonisti della vicenda.

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www.operaclick.comSusanna Toffaloni
La Bohème, Puccini
D: Gianmaria Aliverta
C: Marco Alibrando
UNA BOHÈME DI PERIFERIA CHE RISCALDA L’ANIMA, IN CUI “HA PRESO STANZA LA SPERANZA”

apprezzabile anche il Colline di Yuri Guerra, mai secondario durante la recita e commovente nell’abbandona della vecchia zimarra, cantato con trasporto e bella voce; il resto del folto cast completava con onore la bella rappresentazione.

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18 április 2023www.facebook.comMattia Marino MERLO
Quel paninaro di Puccini

<<Bravissimo il direttore, Marco Alibrando, talento sicuro e infatti già in crescita a livello internazionale, che con poche prove e in una situazione logistica, diciamo così, complicata, riesce non solo a mandare tutti insieme ma anche a garantire un tasso elevato di puccinismo vero, cioè non sbrodoloso né sentimentale.>>

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16 április 2023www.lastampa.itAlberto Mattioli
Rigoletto, Verdi
D: Gianmaria Aliverta
C: Nicolò Jacopo Suppa
Milano - Spazio Teatro 89: Rigoletto

Maddalena e Giovanna sono impersonate da Camilla Antonini, voce mezzosopranile ben calibrata e spigliata attrice, che come Maddalena ha modo di esprimersi maggiormente nel ben realizzato terzetto.

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01 március 2019www.operaclick.comFabio Tranchida
MILANO – BOLOGNA: Rigoletto 15 e 19 marzo 2019

Lodevoli pure lo Sparafucile in tenuta da mafioso “stile Gomorra” con tanto di pelliccia (ecologica, sia chiaro) di Carlo Andrea Masciardi e la duplice Giovanna e quindi Maddalena di Camilla Antonini.

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01 március 2019impiccioneviaggiatore.iteatridellest.comAndrea Merli
Carmen, Bizet
D: Gianmaria Aliverta
C: Davide Levi
Milano: l’opera fuori dal coro suona un dittico in periferia

Elena Caccamo è stata una Carmen di assoluto temperamento. La perfetta simbiosi con la protagonista si è mostrata soprattutto nella vitale voracità con cui ha affrontato le difficoltà musicali e drammatiche del ruolo, senza risparmiarsi lividi e lacrime. Brava!

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08 november 2019www.lesalonmusical.itMarco Ubezio
VoceAllOpera riparte con Monteverdi e Bizet, la strana coppia degli amori che finiscono male

Trionfa la bravissima Elena Caccamo che Carmen non la interpreta, la vive. È una protagonista molto carnale, bravissima nella recitazione, ironica, strafottente, travolgente e con un bel timbro da Falcon che sta meraviglia alla parte. Il pubblico applaude entusiasta.

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12 november 2019www.lastampa.itAlberto Mattioli
Rita, Donizetti
D: Gianmaria Aliverta
C: Giacomo Mutigli
C’è del bondage in Donizetti: VoceallOpera trasforma le botte di “Rita” in un gioco erotico. Il palcoscenico? In un cascinale in campagna

Anche l’opera portata in scena quest’anno, dopo due anni di stop sofferto dovuto al Covid, Rita di Gaetano Donizetti, già buffa di suo, è fuori dai canoni, in pieno stile Gianmaria Aliverta, il regista, che, come spiega lui stesso, ha riadattato anche alcune parti per renderle più attuali. La trama resta la stessa, ma Aliverta, sempre attento all’attualità, la spoglia del retrogusto amaro: le botte di Gasparo a Rita e quelle poi di Rita al nuovo marito Beppe, diventano un gioco erotico, con tanto di diversi tipi di frustini e di manette. Insomma, maneschi sì, ma solo per piacere.

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Rita l Pau

In questa occasione Rita è stata rivista simpaticamente in salsa sadomaso. Rita, sposata con Gasparo, era si picchiata, come da libretto di Gustave Vaëz in traduzione italiana, ma per soddisfare le loro fantasie coniugali fatte di frustini e manette. La coppia, titolare di uno stabilimento balnerare viene colpita da uno tsunami che travolge e distrugge tutto. Dopo la sciagura Gasparo risulta fra i dispersi e dopo un po', pensandolo morto, Rita si risposa con Beppe. Costruisce un nuovo stabilimento e, probabilmente nostalgica delle vecchie abitudini, maltratta, picchia e terrorizza il nuovo coniuge. A quel punto Gasparo ritorna a casa e la vicenda si svolge, anche con l'aiuto di una voce narrante,nella figura dell'aitante bagnino, sull'onda di originali gags nelle quali gli interpreti hanno dato prova di ottima attorialità facendo divertire tantissimo i circa duecento spettatori presenti.

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www.operaclick.comDanilo Boaretto
L'italiana in Algeri, Rossini
D: Gianmaria Aliverta
C: Marco Alibrando
Milano - Spazio Teatro 89: L'italiana In Algeri

In Evidenza Anche La Simpatica Zulma Di Marta Di Stefano, Dal Timbro Molto Gradevole E Dalle Risorse Sceniche E Comunicative Degne Di Nota.

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L'Italiana in Algeri - Mustafà

Debo comenzar la parte vocal no con “la italiana” del título, sino con Mustafà, un personaje que cuando está bien construido y bien cantado se roba la función. Tal fue el caso del bajo-barítono Lorenzo Barbieri, quien —con una voz ágil y flexible para la coloratura, registro central potente y armónico, y vestido con un traje rojo eléctrico, peluca rubia contrastante con su barba negra, aunado a su vis cómica y buena condición física— interpretó un Bey en extremo divertido que se llevó los aplausos de la noche.

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24 február 2020Bernardo Gaitán

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