Organization

Admin

Teatro Comunale di Bologna

Dirigent

Roberto Abbado

Regisseur

Regisseur (+6)

Pier Francesco Maestrini

Koor meester

Koor meester (+5)

Gea Garatti Ansini

Orchestra

Orchestra del Teatro Comunale Bologna

Mezzosopraan (+3)

Manuela Custer

La Badessa

Sopraan (+1)

Elena Borin

La Suora Zelatrice

Mezzosopraan (+1)

Federica Giansanti

La Maestra delle Novizie

Vittoriana De Amicis

Suor Genovieffa

Sopraan (+2)

Laura Cherici

La suora infermiera

Bas (+1)

Luciano Leoni

Il Talpa

Cristina Melis

La Frugola

Tenor

Marco Puggioni

Un venditore di canzonette

Tatiana Previati

Una amante

Cristobal Campos

Un amante

Bariton (+3)

Roberto de Candia

Gianni Schicchi

Darija Auguštan

Lauretta

Zita

Nella

Betto di Signa

Bas (+3)

Mattia Denti

Simone

La Ciesca

Bariton (+2)

Michele Patti

Marco

Bas-bariton (+5)

Marco Gazzini

Maestro Spinelloccio

Bariton (+1)

Bryan Sala

Ser Amantio di Nicolao

Giulio Iermini

Guccio

Zhang Zhibin

Pinellino

Chiara Mogini

La Zia Principessa

Maria Cenname

Suor Osmina

Sopraan

Mariapaola Di Carlo

Suor Dolcina

Prima cercatrice

Mezzosopraan (+2)

Hyeonsol Park

Seconda cercatrice

Anna Grotto

Le converse

Federica Fiori

Laura Stella

Le novizie

Koor meester (+1)

Alhambra Superchi

Licht ontwerper

Licht ontwerper (+1)

Daniele Naldi

Kostuum ontwerper

Stefania Scaraggi

Set designer

Set designer (+2)

Nicolás Boni

Assistent Toneelregisseur

Choreograaf (+2)

Michele Cosentino

Teatro Verdi di Trieste

Agnesa Batrinac

Gherardino

Michelle Lamieri

Tenor (+1)

Xin Zhang

Il Tinca

Gherardo

Chorus

Coro del Teatro Comunale di Bologna

Chiara Isotton

Suor Angelica

Giorgetta

Franco Vassallo

Michele

Dario Solari

Roberto Aronica

Luigi

Mikheil Sheshaberidze

Giorgio Misseri

Rinuccio

Tenor (+3)

Francesco Castoro

Amarilli Nizza

Trittico, prima stazione. La tragedia e l’inferno. Non c’è speranza per l’umanità alla deriva sulle chiatte della Senna, brulicante di desideri e rimpianti. La matura Frugola sogna una casetta, un orto, il gatto; Giorgetta ripensa al (sob)borgo natìo e a venticinque anni ha già il cuore ferito dalla morte del figlioletto. Non è solo una Madame Bovary fra matrimonio sfiorito e nuove passioni; il fallimento del rapporto con Michele è anche in quel dolore che non si vuole nemmeno nominare. La Senna, come la vita, scorre inesorabile, cupa, trascina con sé i destini di chi ne abita le rive. Un pessimismo di stampo naturalista più che verista permea la prima opera del Trittico pucciniano e la musica assume un colore livido che l’avvicina all’espressionismo. Michele, deluso, si fa assassino dell’amante della moglie, compie la catastrofe di un mondo di sconfitti e la tensione culmina con la trasformazione dell’antico gesto d’affetto, l’abbraccio avvolti dal tabarro, nella scoperta del cadavere.

Trittico, seconda stazione. L’elegia, il purgatorio. Il tempo del chiostro è sospeso, è una serenità placida che brulica di simboli, rinunce, espiazioni. Suor Genovieffa, già pastorella, ha nostalgia degli agnellini; Suor Angelica serba in cuore la nostalgia del figlio che le è stato strappato dalla famiglia prima di essere costretta a prendere i voti. I parenti non potevano perdonarle un amore proibito e la Zia Principessa le fa visita solo per ottenere la rinuncia all’eredità. La crudeltà gelida del mondo infrange la pace artificiale dell’attesa: Angelica si intenerisce pensando alla sorellina, cerca notizie del figlio; la zia pensa solo a denaro e posizione, comunica secca che il bimbo è morto. La dolcezza irreale e immobile è infranta, la protagonista da vittima si fa padrona del suo destino forte della sapienza acquisita nell’erboristeria. Si avvelena, delira, si vede infine, morendo, accolta dalla Madonna e dal figlioletto. Infine, un’amara ambiguità: miracolo o allucinazione?

Trittico, terza stazione. La commedia, il paradiso. A dir la verità “questa bizzarria” getterà all’inferno il protagonista, ma, rispetto alla sentenza pronunciata nella Divina Commedia, l’opera di Puccini concede un’ottima attenuante all’astuto Schicchi: il parentado di Buoso Donati è un nido di avide vipere, si salva solo Rinuccio con il suo amore per Lauretta. Scornare i primi per garantire un futuro prospero ai secondi è un’ottima azione, anche se la truffa del falso testamento non solo può essere punita con esilio e taglio della mano a Firenze, ma quand’anche si sfugga alla giustizia umana non può scampare a quella ultraterrena. Puzza quindi di zolfo, la conclusione dell’Umana Commedia pucciniana, ma presenta anche, finalmente, una speranza, con una coppia giovane e felice che si oppone luminosa alla grettezza (“Avete torto!… Firenze è come un albero fiorito”) o al rigore (“O mio babbino caro”) dei parenti e infine intona sognante “Firenze da lontano | ci parve il Paradiso”.

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