La direzione di Michael Güttler ha saputo tradurre tutto questo con eccelsa maestria, riuscendo a scavare nelle profondità dell’animo cajkovskijano per poi tornare in superficie da vincitore, dopo aver recuperato tutti i tesori nascosti nel pentagramma, fossero luci o ombre, eroismi o ambiguità, gioie o dolori, finanche descrivendo ... i tratti psicologici di ogni personaggio. Grazie alla sua bacchetta, la sempre mirabile Orchestra del Teatro Petruzzelli si esibiva al massimo delle sue straordinarie e caleidoscopiche possibilità, capace di cimentarsi in fulminei trapassi d’atmosfera ed impeccabili mutamenti di colori: la morbidezza e la dolcezza dei violini, i motivi appassionati, mai affettati, sostenuti da viole e violoncelli rifulgono di intima e sognante sensualità, ma sono i fiati e le percussioni a farci fremere con sonorità selvagge perfettamente controllate, in una incomparabile esecuzione musicale che riesce nell’erculea prova di donare unità di senso ad un’opera frammentata in molti quadri.
Bari, 15 ottobre 2022. Al termine della Prima de “La Dama di Picche”, la messa in scena dell’Hessisches Staatstheater di Wiesbaden della monumentale Opera di Pëtr Il’ič Čajkovskij, mentre ancora il Teatro Petruzzelli è traboccante di applausi e di ovazioni, riaccendo il mio telefonino e leggo, non riuscendo a celare lo sconcerto, questo scarno ma essenziale e, soprattutto, necessario comunicato: “Gli artisti, i musicisti, le maestranze, la direzione del Teatro Petruzzelli e tutti i suoi dipendenti, sono vicini alla famiglia di Yuriy Kerpatenko, il direttore d’orchestra capo del teatro drammatico di Kherson intitolato a Nikolai Kulish, a cui è stata tolta la vita per aver essersi rifiutato di collaborare con gli occupanti, restando fedele al suo Paese. Da tutti noi le più care e sentite condoglianze a tutti i suoi cari!”; saprò più tardi che per il 46enne Direttore del “Mykola Kulish Music and Drama Theatre” è stata fatale la volontà di non lasciare Kherson dopo l’occupazione dell’esercito russo, restando al proprio posto senza mai nascondere di essere fedele all’Ucraina, contegno considerato da Mosca e dai filorussi un aperto atto di resistenza rivoluzionaria, cristallizzatosi nel rifiuto di esibirsi al grande concerto del primo ottobre, organizzato dalle forze di occupazione per tentare di convincere il mondo dell’avvenuto ripristino di una vita pacifica nelle zone annesse alla Federazione a seguito del referendum farsa di fine settembre: per gli invasori è stato l’ultimo schiaffo, hanno raggiunto il Maestro Kerpatenko nella sua stessa abitazione e lo hanno ucciso a colpi di arma da fuoco.