Lo spettacolo è affidato alla direzione del Maestro Matteo Parmeggiani, anch'egli di giovane età, che propone una conduzione equilibrata e precisa, mai sopra le righe, profondamente rispettosa della leggerezza giocosa della musica di Mozart. Come forse sarà già emerso in queste poche righe, ciò che ci ha piacevolmente colpito ed elemento sul quale si fonda l'intero spettacolo, é la grandissima cura dedicata all'esecuzione musicale.
"Ebbene, niente di tutto ciò si è avvertito, fin dalla Ouverture, ben condotta da Parmeggiani, con i tempi giusti, sonorità rifinite, belle dinamiche...La scorrevolezza musicale è imposta dal direttore che, per esigenze di assenza di buca, dirige da seduto e imprime a tutta l’opera un clima garbato. La postura da seduto giocoforza gli impone movimenti rilassati e quasi cameristici, che producono in orchestra begli impasti timbrici, un suono curato e un tactus sempre perfetto, per farla breve, “alla Giulini”. La lettura direttoriale è improntata infatti a una bella cura dei dettagli, ad una piacevole scioltezza, ad un lasciar respirare la musica e il canto"
Lo spettacolo è affidato alla direzione del Maestro Matteo Parmeggiani, anch'egli di giovane età, che propone una conduzione equilibrata e precisa, mai sopra le righe, profondamente rispettosa della leggerezza giocosa della musica di Mozart. Come forse sarà già emerso in queste poche righe, ciò che ci ha piacevolmente colpito ed elemento sul quale si fonda l'intero spettacolo, é la grandissima cura dedicata all'esecuzione musicale.
" Matteo Parmeggiani dimostra di aver bene il controllo della situazione, è spigliato quanto preciso e attento allo sviluppo dinamico; qualche prima parte un po' più esperta garantisce un buon risultato complessivo.
Ad avere in mano il timone dell’orchestra è stato, per l’occasione, il direttore Matteo Parmeggiani... Il direttore ha guidato l’orchestra con sicurezza e grande maestria. Nonostante la vicinanza con il pubblico dell’orchestra, la compagine era sistemata al livello della platea, il suono risultava chiaro e non predominava sulle voci.
Matteo Parmeggiani, al debutto in un'opera di Verdi, pone, a dire il vero, ogni cura nel far andare a braccetto impeto drammatico ed equilibri sonori. Anche per questo, l'impegno dell'Orchestra Senzaspine, sempre più affinata e affidabile, al Duse speriamo che stimoli qualche miglioria acustica. Parmeggiani non fa piazza pulita della tradizione, ma fa sempre riferimento al dettato verdiano e, così, si sente per esempio un bel “Ah, no, è follia...” cantato piano, “un vindice avrai” senza acuto e portamento, ma così come è scritto. Gliene siamo grati, non era scontato.
Impegnativo il programma, diretto con perizia da Parmeggiani ed eseguito con ottimo impegno dall’Orchestra: la Sinfonia n. 1 di Mahler (la serata si intitolava infatti Titanico!, dal nome Il titano imposto e poi tolto da Mahler alla sua sinfonia) preceduta dal Concerto per oboe e orchestra K 314 di Mozart.
“un'orchestra Senzaspine sempre più salda e compatta, che vede sul podio Matteo Parmeggiani. Il suo è un Trovatore incalzante, irruente e pure ben equilibrato fra uno sguardo alla sensibilità contemporanea (fraseggio asciutto, rispetto delle macrostrutture formali) e uno alla tradizione… non si guarda indietro, non si fa una rievocazione del passato ma si vive tutto pienamente nel presente, nella nostra società e nella nostra sensibilità, guardando al futuro. Quando poi si esce dal teatro canticchiando con un sorriso, allora vuol dire che ne è valsa la pena.“