Conductor

Silvia Massarelli

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2023

2006

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Domenica, 30 Luglio 2006
Venezia
Una incursione, alla ...

Venezia 
Una incursione, alla Biennale Teatro, nello spettacolo musicale. Si propone un celebre libretto di Goldoni, "Il mondo della luna", che fu musicato, nell'arco di un quarantennio, da più autore e in particolare, nel 1750, da Galuppi (la prima messinscena) e nel 1777 da Haydn. Entrambe le opere sono proposte appunto alla Biennale con due diverse produzioni. All'Accademia di belle arti Gabbris Ferrari presenta Galuppi con un ammirevole lavoro di scuola, realizzando un curioso spettacolo di marionette. Al Teatro Piccolo Arsenale "Il mondo della luna" di Haydn è proposto in una bella versione musicale e con un estroso allestimento catalano, anche se debordante nella gestualità satiresca di tre danzatori. Il libretto propone un "realismo fantastico" secondo la parola dell'autorevole regista Iago Pericot, e racconta la beffa ai danni dell'ingenuo Buonafede da parte del finto astrologo e critico Ecclitico, che gli fa credere, somministrandogli un semplice sonnifero, di volare sulla luna. La vicenda si intreccia con tre coppie di innamorati, che riescono a gabbare il vecchio credulone. Che Haydn avesse presente il modello galuppiano è evidente nella vivacità burlesca, negli accenti talora garbatamente rapsodici, nel carattere italiano, anzi veneziano, dei profili vocali. Ma la scrittura strumentale e molto più elaborata e sontuosa con chiari riferimenti alle coele ricerche del grande sinfonista. 
L'opera è costellata di arie, duetti e concertati che dichiarano la pienezza del discorso musicale e teatrale. Il finale del primo atto, in cui Buonafede crede di volare sulla luna, è un perfetto meccanismo scenico: un recitativo accompagnato, di forte evidenza drammatica, si apre ad un sottile ed elaborato discorso a quattro parti tra la recitazione e il canto. Il grandioso concertato a più sezioni, che conclude il secondo atto, è di una ardita complessità - l'inganno si afferma con dionisiaca evidenza - e sembra strutturalmente prefigurare il concertato del secondato delle "Nozze di Figaro". Naturalmente Haydn non è un drammaturgo della statura di Mozart, ma dal punto di vista musicale regge l'arduo confronto. Basti pensare al prodigioso duetto alterzato di ecclitico e clarice, in attesa delle nozze, di una incontenibile, pateticissima espansione melodica, o ai prodigi "paradisiaci" dei legni che circuiscono buona fede convinto di essere in un giardino celeste. 
Lo spettacolo dello spagnolo teatro Lliur e molto originale. La regia di Pericot è di una compiaciuta leggerezza, ironica, erotica, allusiva, inventiva. La geniale stravaganza della pseudoambientazione lunare, ideata da Goldoni, si presta a una lettura attualizzata. I costumi moderni anni '60 (gli anni del mito della conquista della luna) o fiabeschi sono molto creativi e piacevolmente cromatici; le agili strutture sceniche geometrizzanti di brillante essenzialità: due scale mobili, un ballatoio, elementi quadrangolari e cerchi policromi, l'interno di un salotto rosso, oggetti e attrezzerie magiche esaltano la levità e i capricci della regia (anche per questo i viscerali interventi coreografici risultano spaesati). 
La compagnia iberica è disinvolta, affiatata e tecnicamente agguerrita, anche nelle ornamentazioni belcantistiche. Ben quattro voci femminili gareggiano in virtuosismi e in delicati cantabili. Il protagonista Ferrer conta sulle risorse della recitazione; molto appropriati i due tenori. Silvia Massarelli dirige con elegante e incisiva misura l'eccellente Accademia di San Giorgio. Tutta l'esecuzione respira di un consapevole gusto settecentesco. Caldissimo successo. 
Mario Messinis

Silvia Massarelli

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